EPISODIO 2
Le Nazioni Unite sono state uno dei principali motori delle iniziative sulla sostenibilità e la responsabilità degli investimenti
Nel 2000, il Global Compact rende imprese e pubbliche amministrazioni consapevoli delle loro responsabilità in materia di ambiente ed etica sociale;
Nel 2006, i sei Principi per l’investimento responsabile (PRI) ambiscono a definire il quadro per una finanza più sostenibile;
Nel 2015, gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) raccolgono il testimone degli Obiettivi di sviluppo del millennio e promuovono le dimensioni economica, sociale e ambientale dello sviluppo sostenibile.
Sulla scia delle diverse iniziative, della crescente pressione esercitata dalle parti interessate e del boom di investimenti sostenibili e responsabili, la Commissione europea ambisce a conferire alla finanza più sostenibile un ruolo di maggiore importanza nel panorama mondiale.
A maggio del 2018, la Commissione europea pubblica il suo Piano d’azione, basato su numerose valutazioni e raccomandazioni formulate da esperti tra il 2016 e il 2017 e accompagnato da diverse proposte di regolamentazione.
L’obiettivo della Commissione europea è chiaro: accelerare lo sviluppo di prassi che prevedono l’integrazione dei fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nella finanza tradizionale e spingere il mercato verso gli investimenti sostenibili e responsabili.
Il Piano d’azione, incardinato sui tre concetti chiave di ambiente, trasparenza e visione a lungo termine, è declinato in quattro grandi progetti:
MiFID (mercati finanziari) o IDD (distribuzione assicurativa): la Commissione europea dovrebbe pubblicare gli atti delegati nel 2019, sulla base della consultazione pubblica lanciata in materia.
EPAP (attività e vigilanza degli enti pensionistici aziendali o professionali): nella sua seconda versione, la direttiva prevede già l’integrazione dei fattori ESG, che vengono trasformati in dovere fiduciario dei fondi pensione e dei loro asset manager che devono operare secondo gli standard di buona gestione e di prudenza nell’ambito del processo di gestione del rischio.
Solvency II (ripresa e avanzamento sulle attività di assicurazione e riassicurazione): la Commissione europea punta anche a rivedere i requisiti finanziari e patrimoniali di banche e compagnie di assicurazione alla luce dei fattori ambientali e climatici; di conseguenza, potrebbe modificare la direttiva Solvency II per includere il potenziale impatto di questi fattori sui coefficienti fondamentali degli operatori bancari e assicurativi.
Dalle raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) emerge un approccio pragmatico all’integrazione dei fattori ESG e in particolare dei potenziali rischi e opportunità associati al cambiamento climatico e ad altri fattori ambientali.
Le autorità europee hanno lavorato più che sodo negli ultimi due anni per far avanzare il loro ambizioso piano di finanza più sostenibile. Oggi, il Piano d’azione della Commissione è noto e le prime misure legislative sono state adottate. Tuttavia, le elezioni del parlamento europeo lo scorso maggio e la formazione di una nuova commissione prevista per la fine del 2019 premono sull’attuale Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, per finalizzare il piano.
Di conseguenza, convinti o meno dell’investimento sostenibile e responsabile, l’integrazione dei fattori ESG come dovere fiduciario di tutti gli investitori istituzionali sarà in ogni caso all’ordine del giorno.
Meglio dunque prepararsi alla futura normativa, poiché l’obiettivo che si prefigge, ossia promuovere il mercato degli investimenti sostenibili e responsabili, è comunque lodevole. A questo proposito, le parole d’ordine sono trasparenza e dialogo con le diverse parti interessate.
Integrare i fattori ESG nella gestione comporta conoscere le dimensioni della sostenibilità e gli strumenti disponibili. Nel prossimo episodio vedremo quali sono queste dimensioni e di quali strumenti è bene disporre per rendicontare la sostenibilità di un portafoglio.
Continua…
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